Roberta Barazza
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Gli ziggurat della Sardegna

12/30/2011

 

Molti (forse) sanno che in Sardegna ci sono i nuraghi. Ma chi sa che vi sono anche gli ziggurat? 
E' una scoperta recente interessantissima, e non se ne sente parlare. Me l'hanno detto qui ad Alghero, ma di certo la notizia merita di essere diffusa. Come al solito la ricchezza del nostro patrimonio culturale non è abbastanza valorizzata.  

http://sardegna.blogosfere.it/2010/06/trovato-un-secondo-ziggurat-nuragico-in-sardegna-foto-e-dettagli.html 

Le ultime notizie poi sono davvero travolgenti e riguardano il ritrovamento in Sardegna di altre tre Ziggurat  (si parla di Pozzomaggiore - foto sotto, Quartu Sant'Elena eDecimoputzu, qui tutto sugli Ziqqurat in Sardegna), di una Sfinge scolpita nel Sinis, di innumerevoli reperti egizi(incluse iscrizioni e geroglifici), ma soprattutto della scoperta di una tavoletta di scrittura Shardana proprio aPozzomaggiore, o forse dovremmo dire ri-scoperta, visto che è stata dimenticata dopo essere stata rinvenuta dagli archeologi nel 2006.

"Poiché le... scoperte non vengono mai sole, riportiamo una foto riferita a un reperto in terracotta presumibilmente conservato nel Museo archeologico di Sassari o nello stesso Comune di Pozzomajore. La foto ci fu mostrata da alcuni amici del paese in questione. Una foto scattata forse all'atto del ritrovamento. Personalmente non abbiamo ancora visto il reperto stesso. Dovremo quindi far riferimento all'immagine che nel frattempo ci hanno inviato gli amici di Pozzomajore via mail e "in forma anonima" per evitare problemi eventuali.

Abbiamo affidato l'immagine a un amico che oggi riteniamo la massima autorità nel campo della ricerca sulla Scrittura Shardana (lui la chiama anche "nuragica"). 
A lui il merito di aver trovato un'ulteriore conferma della Presenza Shardana in Sardinia e aver tradotto un'altra scritta con il nome con cui gli antichi chiamavano questo popolo: SRDN. Come nella stele di Nora. 

Per dirla con Sir Leonard Wooley "I Popoli del Mare regalarono ai loro compagni cananei il segreto della navigazione, della porpora e della scrittura". E' quindi giunto il momento di parlare di una nostra scoperta che metterà finalmente ordine nella diatriba su "scrittura si, scrittura no" per quanto riguarda i Sardi del periodo del Bronzo (cit da da: "SHARDANA, Jenesi degli Urim" di Leonardo Melis)".

Quindi gli antichi popoli della Sardegna avevano una lingua (come ovvio) ma anche unascrittura. Rimane ancora da vedere se Nuragici e Shardana fossero lo stesso popolo e chi in realtà ha costruito i nuraghi e soprattutto quando.

Giorgio Bocca, 'Cosa manca all'Italia per essere davvero un paese civile'

12/28/2011

 
E' uno degli ultimi articoli di Giorgio Bocca, e mi sembra molto significativo. 


Da Il Venerdì di Repubblica del 28 ottobre 2011.

Giorgio Bocca
Cosa manca all'Italia per essere davvero un paese civile

A chi spetta provvedere a un ragionevole governo civile ed economico? Ai politici eletti per governare, certo, ma non basta: ci vogliono anche i buoni cittadini che li seguano. Come fanno i politici a prevedere che palazzinari speculatori di Barletta arrivino a demolire una casa così male da far cadere quella vicina? Come fanno i politici a rimediare al fatto che il quaranta per cento dei loro concittadini sono degli evasori fscali e se ne infischiano delle leggi? Il governo funziona quando i cittadini aiutano a far funzionare le leggi. 
Per anni ciò è accaduto in alcuni paesi europei come la Svizzera, ed era facile rendersene conto. Arrivavo in auto a Lugano o a Bellinzona, posteggiavo in un luogo vietato e subito dai negozi buoni cittadini uscivano correndo e gridando per avvertirmi che ero in un luogo proibito, per esortarmi a mettermi in regola. Ora, ci vuole poco a capire che l'Italia è difficilmente governabile, o che governarla, come diceva il Duce, è spesso inutile. C'è da chiedersi come sia potuto accadere che questo popolo sia stato capace di creare una forza militare, disciplinata, organizzata, capace di conquistare il mondo, ma questi sono i misteri della storia, simili a quelli della fauna o delle piante. 
Ma veniamo alla grande sorpresa di questi giorni. Per millenni siamo stati convinti che i politici avessero bene o male colto le occasioni della storia, che fossero stati capaci di creare delle economie e un diritto internazionale sufficienti a consentire una civile convivenza. A farla breve: ci sembrava che gli uomini fossero in grado di controllare e di adoperare la natura in cui vivevano, di trarne profitto e prevederla. La novità di questo secolo è che è impossible non accorgersi, non vedere che gli uomini contemporanei sono incapaci di capire il pianeta sui cui vivono, di capire le congiunture che devono  affrontare e prevedere nel futuro prossimo venturo anche quelle che inevitabilmente stiamo preparando con le nostre opere dissennate. 
La grande svolta, l'ora in cui abbiamo superato il punto di sicurezza per il nostro futuro è stato lo scoppio della bomba atomica. Era l'arma infernale che consentiva la fine dell'umanità, e sui nostri giornali, me ne ricordo benissimo, apparve come una breve in fondo pagina: 'A Hiroshima è scoppiata la prima bomba atomica'. Punto e basta. Poi si è invocata la necessità estrema di porre fine all'imperialismo giaponese, all'orrendo regime schiavista, ma la guerra era praticamente vinta, avere la certezza che l'arma delle distruzione totale funzionasse era un capriccio da generali, avrebbero potuto sperimenarla su qualche isolotto disabitato. 

'Fermate l'eurodisastro!' di Max Otte

12/26/2011

 
Riporto alcuni brani tratti da un'intervista all'economista tedesco Max Otte, docente presso le università di Worms e Graz, pubblicati in Il Venerdì di Repubblica del 18 novembre 2011. 
Propongono una lettura controcorrente dell'attuale eurocrisi.

Queste opinioni si trovano nel libro di Max Otte, Fermate l'eurodisastro!, Chiarelettere, 2011.

...
Ed ecco il caso Grecia.

Che ha spinto i politici a farsi in quattro per 'salvare la Grecia, l'euro e l'Europa'. Queste, però, sono tre menzogne. Né l'Europa, né i cittadini greci, né quelli dei Paesi creditori come la Germania hanno tratto alcun vantaggio dai 110 miliardi di euro messi a disposizione dai Paesi europei del 2010 come 'pacchetto di salvataggio'. Il nostro denaro non è andato in Grecia, Irlanda o Portogallo: è finito ancora alle banche, che si sono arricchite di nuovo. Questa volta con i prestiti greci. 
Insomma: i governi, compreso quello tedesco, stanno provando a salvare le banche fingendo di voler salvare i cittadini?
Esattamente. I beneficiari dei pacchetti di salvataggio sono le banche d'investimento e i super ricchi, che invece dovrebbero pagare per i propri errori. Il contagio greco è uno spettro preparato dall'oligarchia finanziaria perché si corra ai ripari. Il fallimento della Grecia e l'uscita dalla zona euro di Atene sarbbero, in realtà l'unico modo per aiutare i greci e fernare il disastro.
Come funzionerebber questa 'bancarotta pilotata'?
Non sarebbe la prima volta nella storia. In caso di insolvenza di uno Stato, quest'ultimo comunica ai creditori che non può far fronte ai propri debiti. Allora, debitore e creditori si accordano su uno stralcio o una ristrutturazione del debito e i creditori rinunciano a una parte delle loro richieste. Ma chi sono questi 'creditori'? L'oligarchia finanziaria sta facendo passare l'idea che si tratti dei cittadini. Invece, i creditori privati sono le banche e le società di servizi finanziari. Soprattutto, istituti di creditio spesso nelle mani di miliardari e oligarchi greci. E' questa la casta che adesso stiamo salvando: non l'euro, non la Grecia e neppure i greci.'
Anche la Germania sta cedendo all'oligarchia finanziaria, allora?
... 
La Merkel ha sacrificato gli interessi dei tedeschi e dei greci sull'altare della speculazione. 
L'Italia finirà come la Grecia?
Economicamente - e non devo certo spiegarlo io - l'Italia sta meglio, per esempio, degli Stati Uniti. Il vostro deficit è solo del 4,4 per cento, quello americano del 10,8. L'Italia non ha avuto una bolla immobiliare, gli Stati Uniti sì. E il debito italiano è in mano soprattutto agli italiani, mentre gli USA sono più indebitati con l'estero. Eppure l'Italia è stata declassata dalle agenzie di rating, mentre gli Stati Uniti no. 
Già, perché?
Perché le agenzie di rating sono americane. Tre settimane dopo aver declassato il debito americano, il presidente di Standard & Poor's s'è dimesso. Del resto, non esistono agenzie europee. Nessuno in Europa ha ancora avuto il coraggio di muoversi contro gli interessi angloamericani. 
E' vero che lei investe in titoli italiani?
Sì. Il mercato azionario italiano è molto, molto a buon mercato in questo momento. 
E che titoli compra?
Italmobiliare, Italcementi, Caltagirone Editore, Banco Popolare. Ma il mercato offre molte altre buone occasioni ora, per esempio i titoli Benetton. 
Da qui a dieci anni avremo ancora l'euro?
E' una prospettiva troppo lunga per dirlo. Di certo, lo avremo ancora tra tre, quattro anni. Speriamo senza Grecia, Irlanda, Portogallo e Spagna, ma con l'Italia ... 
Ma la storia non torna indietro. 
Il ritorno di alcuni Paesi alla propria moneta non scioglierebbe la Ue, ma favorirebbe la loro ripresa. Gli Stati in crisi continuerebbero a far parte dell'Unione e godrebbero di tutti i vantaggi del caso, così come è successo per i dieci Paesi che fin da principio si sono pronunciati contro l'euro e hanno mantenuto le loro valute. Allo stesso tempo questi Stati potrebbero tornare a decidere in autonomia la loro politica economica; potrebbero tornare competitivi attraverso la svalutazione della loro moneta. E i governi eletti democraticamente non verrebbero pià ricattati dall'oligarchia finanziaria. 




Le generazioni perdute dell'Australia

12/22/2011

 
Lo si sapeva. Lo si studia nei libri di cultura anglofona. Ma vederlo raccontato in un film è un'altra cosa. 
In Australia, fin dall'inizio del Novecento, i bambini half-caste del bush, cioè i meticci figli di sangue misto di un aborigeno e di un bianco, venivano rubati, o meglio 'legalmente deportati' nei riformatori dei bianchi perché potessero 'salvarsi' dalle loro origini selvagge e crescere secondo le norme della 'superiore' razza bianca. 
Gli aborigeni vivevano nei loro villaggi sapendo che, in qualsiasi momento, poteva venire la polizia a sottrarre legalmente, secondo le leggi del protettorato britannico, i loro figli. Li nascondevano, ma non sempre riuscivano ad evitavare queste retate razziste.    
Cosa ne facevano poi? I meticci crescevano in ambienti bianchi. Se donne potevano fare le serve nelle case dei ricchi. Era importante che avessero eventualmente figli solo con uomini bianchi. In questo modo la pelle dei figli, e dei figli dei loro figli, diventava sempre più bianca, fino ad una completa 'integrazione' nel mondo della razza 'superiore'. 
Questi crimini sono durati fino agli anni '70, nientemeno.  
Un bellissimo film racconta la storia di tre bambine aborigene rubate, ma poi sfuggite, all'idiozia di quei bianchi. E' 'La generazione rubata' di Philipp Noyce, con Kenneth Branagh.
Sono situazioni di vero e proprio apartheid e di crimini contro l'umanità, perpetuati dai 'civili' bianchi australiani, di cui si parla troppo poco. 
 

Sostegno economico cinese in Africa. Ora anche in Europa?

12/19/2011

 

La Cina contribuisce enormemente allo sviluppo dell'economia africana. Interverrà ora anche a impedire il declino economico dell'Europa?


Da Repubblica Affari & Finanza del 12 dicembre 2011.

http://www.repubblica.it/supplementi/af/2011/12/13/villag
gioglobale/012estest.html 

MODELLO AFRICA ORA LA CINA VUOLE ESPORTARLO ANCHE IN EUROPA

La Cina punta a infrastrutture e aziende decotte del Vecchio Continente e pensa di esportare in Europa il «modelloAfrica». L’incertezza sul destino dell’euro nelle ultime settimane ha innescato messaggi contraddittori a Pechino. Ma se un salvataggio cinese della valuta comune Ue è ormai fuori discussione, un intervento deciso della Cina nell’economia europea nel 2012 appare certo. Ad archiviare l’atterraggio in Occidente di un «cavaliere bianco» partito dall’Oriente è stata la viceministra degli Esteri cinese Fu Ying. «L’ipotesi che la Cina salvi l’Europa – ha detto – non sta in piedi. Non possiamo usare le nostre riserve in valuta estera per soccorrere Paesi stranieri». Pechino possiede circa 3200 miliardi di dollari, tra cui 1150 in titoli di Stato Usa e 550 in bond di nazioni euro. Considera questo tesoro come denaro contante, da investire nel sostegno a economia e sviluppo interni. Anche il presidente Hu Jintao ha gelato le speranze accese dalla missione asiatica del capo Efsf, Klaus Regling. «Tocca all’Europa – ha detto – risolvere da sé i suoi problemi sul debito». Dietro al no ufficiale ad un «ponte aereo» finanziario CinaEuropa, però, diplomazie e mercati sono al lavoro. Il governo di Pechino ha chiesto alle cancellerie Ue di inviare «segnali di apertura e lealtà». Il primo di questi è la rimozione di due ostacoli, più simbolici che sostanziali, che a una leadership cinese in scadenza stanno particolarmente a cuore: anticipare il riconoscimento della Cina quale economia di mercato ed eliminare l’embargo sulla vendita di armi. Assolti questi preliminari, la strada per un trasferimento di capitali sarebbe spianata. Pechino, interessata a salvare le esportazioni verso il suo principale partner commerciale, ha però deciso di cambiare schema. Non è più disposta ad acquisire debiti sovrani, ma è pronta a investire in asset nazionali strategici. «Nel 2012 – ha detto il ministro del commercio, Chen Deming – invieremo in Europa una delegazione per promuovere commercio e investimenti nella zona euro». Dai «contributi a fondo perduto» si passa alle «operazioni di mercato». Nel mirino, due settori: imprese e grandi infrastrutture. Anche l’economia cinese sta rallentando, da una crescita del Pil oltre il 10% nel 2010, si appresta ad atterrare attorno ad un più 8% nel 2012. Tenere in vita e ristrutturare l’apparato produttivo europeo è un interesse diretto anche dell’export «made in China». Per questo il fondo sovrano cinese (Cic), dotato di 410 miliardi di dollari, è deciso ad aprire collaborazioni con i gestori di fondi Ue, ad assumere il controllo e la gestione di imprese europee in crisi di liquidità e a partecipare a partnership pubblicoprivate nel settore delle infrastrutture. «Un sistema di interventi fondato su criteri commerciali – ha detto il presidente del Cic, Luo Jiwei – offre la possibilità di soluzioni ‘winwin’, in cui guadagnano sia la Cina che l’Europa». Il modello è quello attuato con successo in Africa. Società, investitori privati e fondo sovrano offrono capitali. In cambio chiedono in un primo tempo gli appalti di grandi infrastrutture e quindi il loro controllo. La Cina è convinta che Usa e Ue, per uscire dai guai, abbiano bisogno prima di tutto di ristrutturare strade, ferrovie, porti, aeroporti e centri logistici. Partendo dalla Gran Bretagna, è dunque pronta a sostenere la grande modernizzazione Ue, passando però da appaltatore ad azionista di maggioranza dell’intero progetto. E con un avvertimento: i Paesi in cerca di fondi cinesi dovranno rinunciare a critiche politiche e restrizioni economiche verso Pechino.

Disoccupazione giovanile in Russia e in Italia

12/19/2011

 
Dall'inserto Russia Oggi di Repubblica Affari & Finanza del 12 dicembre 2011

http://issuu.com/russiaoggi/docs/2011_12_lr_all
 
Reportage.
Superqualificati e spaventati dal mondo del lavoro. Un viaggio tra le ambizioni e le difficoltà dei giovani.
Studenti, affinità e differenze tra l'Italia e la Federazione. 

Articolo di Niva Mirakyan 
Russia Oggi 

Due ragazze a confronto. L'impegno per acquisire conoscenze approfondite e la speranza in un futuro migliore all'insegna dello sviluppo della meritocrazia.

Marta Grande. Laureata negli USA. 
"La famiglia è l'unico baluardo nella società italiana. Solo attraverso il supporto dei genitori, i giovani possono continuare a cercare lavoro. Con i miei 25 anni posso permettermi il lusso di essere ottimista. Se fossi 30-35enne e senza lavoro, mi sentirei persa." 

Katja Yagarova. Laureata in Architettura. 
"Sono una persona che si è inventata un lavoro. Se un giovane da noi non trova lavoro è per pigrizia e mancanza di organizzazione. La nascita di mia figlia mi ha permesso di guardare il mondo da un altro punto di vista e fare scelte differenti rispetto al passato."

Tra i giovani cresce la tendenza a prendere due, tre, o addirittura quattro titoli di studio. Qualcuno lo fa per rimandare l'entrata nella vita adulta, piena di problemi; altri sono convinti che un diploma in più rappresenti una garanzia di trovare occupazione; altri ancora cercano di trasformare radicalmente la propria vita grazie a una preparazione supplementare. Le storie che ci raccontano due studentesse, Katja, 30 anni, di Mosca, e Marta, 24 anni, di Roma, si riferiscono appunto a queste due ultime categorie. Entrambe sono convinte che essere 'eterni studenti' non sia una malattia, bensì un mezzo per realizzare il proprio sogno nel cassetto. 
Non è un segreto che l'Italia oggi stia attraversando gravi difficoltà economiche. Eppure, già molto prima dell'inizio della crisi il Paese era afflitto dal problema di una forte disoccupazione giovanile (nella fascia di età fino a 35 anni). 
Nel 2011 la disoccupazione italiana ha battuto tutti i record europei, raggiungendo il tasso del 30 per cento. Per Marta, che parla diverse lingue e ha concluso gli studi universitari negli USA, trovare un lavoro è praticamente impossibile. Il motivo è che l'Italia è un Paese in cui il mercato dell'impiego privilegia la componente più matura della società. Katja, che attualmente sta terminando un corso di studi tenuto dal famoso regista Vladimir Khotinenko, dopo aver già conseguito una laurea in Architettura, invece lavora già, conciliando lo studio con la partecipazione ad alcuni progetti creativi che la vedono impegnata come scenografa e regista. 
Questa ragazza russa ha tanti obiettivi professionali che non dubita di poter realizzare; ma non ha intenzione di proseguire ulteriormente gli studi. Anche per Marta, come per la maggior parte dei giovani della sua età, darsi da fare è di vitale importanza. Non riesce starsene con le mani in mano ad aspettare che qualcuno presti finalmente attenzione al suo curriculum. 
Dopo aver lavorato per qualche mese come volontaria per Greenpeace, la 24enne romana ha deciso di ricominciare ancora una volta a studiare. Ora che è iscritta all'Università Roma Tre, Marta studia quello che le interessa da sempre: le relazioni internazionali. IL suo sogno è occuparsi di riceca in quest'ambito e lavorare all'interno di un'organizzazione non governativa. 
Marta crede davvero che con un'altra laurea le sue chance di successo aumenterebbero, anche se riconosce che può permettersi di essere ottimista perchè non ha ancora compiuto 25 anni. 
Tra gli amici di Katja, a differenza di Marta, non c'è nessuno che sia arrivato alla soglia dei 30 anni senza un lavoro. Testimonianza di un diverso dinamismo del mercato dell'occupazione nella Federazione. Mentre Marta ci dice che solo grazie al sostegno della famiglia i giovani italiani possono continuare la ricerca di un lavoro dignitoso, la ragazza russa non ha avuto bisogno dell'appoggio familiare e a 22 anni è diventata anche madre. Benchè queste due storie siano molto diverse tra loro, come diverse sono le mentalità e le condizioni sociali dei due Paesi, ciò che accomuna Katja e Marta è il fatto di continuare a credere in se stesse e rimanere concentrate su degli obiettivi concreti. Parlando con loro sembra che la fonte di questa fiducia siano proprio i loro titoli di studio, oltre alle persone care che le incoraggiano e le stimolano ad affermarsi. 

Altro che integrazione ...

12/17/2011

 
Verona, venerdì 16 dicembre 2011. 
Mi trovo nella stazione di Verona Porta Nuova, sul treno delle 6.09 in partenza per Bolzano. Cercando un posto a sedere, passando da un vagone all'altro, mi accorgo di come le carrozze siano etnicamente connotate.
Vagoni per bianchi. Vagoni per neri. 
Appena il treno parte, decido di contare le persone in ogni vagone e annotarne il numero, distinguendo tra bianchi e persone di colore.
Ecco il risultato in un grafico. 
Altro che integrazione ...

[I numeri corrispondono alle varie carrozze. 
O = persona bianca,  X = pesona di colore]


1   -    O O O
2   -    O O X
3   -    O O O
4   -    O O O O O X
5   -    O O
6   -    O X X X X X
7   -    O O O O X X X X X X
8   -    O O X X X X
9   -    O X X X X
10 -    O O X X X X X X X X X X X X X 
11 -    X X X X X X X X X X X X


Vietato attaccarsi alla maniglia

12/9/2011

 
Non attaccarsi alla maniglia ???

Consiglierei piuttosto
 
appoggiarsi, aggrapparsi, afferrare ...
Picture

Saragozza. Dicembre 2011.

12/9/2011

 
La mia ultima gita:

http://it.myalbum.com/Album=CBVZH4P6

Scuola media: anello debole della formazione italiana.

12/8/2011

 

Dalla newsletter della casa editrice Zanichelli
www.zanichelli.it


5. Rapporto 2011 sulla scuola della Fondazione Agnelli 


Il rapporto individua nella scuola media l'anello debole del nostro sistema d'istruzione, che funziona peggio delle scuole per la stessa fascia di età negli altri Paesi europei. 
Gli insegnanti delle medie sono i più vecchi dell`intero corpo docente, concentrati in una fascia d`età prossima alla pensione, protagonisti e vittime di un vorticoso turnover, insoddisfatti della loro formazione e poco attrezzati per le sfide educative poste dai preadolescenti. 
Fra i rimedi proposti: cogliere l'occasione dei molti pensionamenti dei prossimi anni per la formazione/selezione di docenti con maggiore formazione pedagogica specifica, apertura delle scuole al pomeriggio, per garantire una didattica più varia, potenziamento degli Istituti comprensivi intesi come modello di scuola e non solo come occasione di risparmio. 
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    Roberta Barazza
     
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