Roberta Barazza
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Emigrazioni. Teachers wanted. 

7/24/2016

 
Qui a Helsinki, ma anche in Germania, come si può leggere, le cose vanno così (leggasi l'articolo dell'Helsingin Sanomat - giornale finlandese in inglese): gli insegnanti vanno a ruba anche grazie all'afflusso di stranieri che implica l'intensificarsi di politiche formative e di integrazione:
  

http://www.hs.fi/english/a1452572495280

​OAJ: Finland needs more teachers due to rise in asylum applications

HS IN ENGLISH 29.12.2015 5:46
Helsingin Sanomat
Die Welt reported on Sunday that Germany will recruit more than 8,000 teachers to cope with the 196,000 asylum seekers who have entered the national school system since the beginning of the year. Germany has predicted that a total of one million asylum seekers will have arrived in the country by year-end.
In Finland, more teachers are needed to teach, for example, preparatory classes for immigrants, integrated classes for special-needs learners and classes for learners studying Finnish as a second language.
No special qualification requirements are in place for teachers teaching the preparatory classes. Recruitment is unlikely to prove a problem for municipalities also due to the introduction of larger class sizes and the lay-offs of teachers, Misukka points out.
Data released by the National Board of Education indicate that approximately 50 preparatory classes for immigrants have been launched in Finland in the course of the autumn. Such classes typically consist of one teacher and, if necessary, one or more learning assistants.
Leena Nissilä, an education counsellor at the National Board of Education, says municipalities have only encountered few problems in recruiting new teachers. “I've heard that they've had no major problems finding teachers for these preparatory classes. Among others, the group includes teachers nearing the retirement age who have decided to postpone their retirement. Some have moved from another locality for the job,” she says.
Problems have according to her arisen primarily in smaller municipalities that have struggled to fill their teacher vacancies also before.
Maria Manner – HS
Aleksi Teivainen – HT
© HELSINGIN SANOMAT
Photo: Kai Sinervo / HS

Tristi tempi di sanità / malsanità 

7/20/2016

 
Ora "tout se tient", come dicono i francesi. Finalmente capisco meglio la situazione. E non è una cosa molto edificante, diciamo.
Lo scorso anno mi sono rivolta a un oculista, nel Veneto, per un controllo. Considerato la notevole perdita di vista a un occhio e la forte divergenza tra un occhio e un altro, mi suggerisce di rivolgermi a un centro di chirurgia laser. Con un intervento di chirurgia refrattiva potrei recuperare buona parte della vista nell'occhio più debole. Prenoto un appuntamento in un dipartimento specialistico per capire meglio la situazione e considerare eventuali possibili sviluppi. Mi rivolgo a un ospedale del Veneto dove il chirurgo mi incoraggia a sottopormi a un intervento laser. Loro stessi lo fanno. Mi prepara già un piano di intervento. Esito per due motivi fondamentali: perché lui stesso dice che nel loro centro i macchinari sono buoni, ma non di ultimissima generazione, e usano ancora un sistema che altrove è superato. Me ne rendo conto anch'io facendo qualche ricerca in internet. Secondo motivo: mi dice che, superata una certa soglia di differenza in diottrie tra un occhio e l'altro, i residenti di ogni regione avrebbero diritto all'intervento sovvenzionato dalla mutua. Lo sbilanciamento dei miei occhi è parecchio maggiore del limite ma, mistero, mi dice che dovrei pagare io l'intervento perché ... sì, un occhio è importante ... ma in realtà ... è l'altro che ha un ruolo maggiore ... quello più debole in realtà è più importante ... e simili discorsi oscuri e misteriosi. Anzi chiarissimi, col senno di poi: paghi l'utente, ché la sanità deve risparmiare.
​Decido allora di sentire un'altra opinione. Mi rivolgo a un professore di un'altra città veneta. Uno specialista che pago non sui 25 euro, come per visita normale, ma 100 euro, perché altrimenti avrei dovuto aspettare sei mesi. Lo specialista mi vede nello stesso ospedale in cui avrei avuto una visita a prezzo di mutua. Quindi: stessi medici della mutua, addirittura ampia scelta di orario, se pagavo quattro volte tanto, mentre con la mutua i tempi di attesa erano di almeno sei mesi. Va bene lo stesso. Pago la parcella per sentirmi dire che, sì, effettivamente, la perdita a un occhio è notevole e che un laser migliorerebbe di certo l'occhio ma ... forse non ne vale la pena ... io adesso posso non usare occhiali e, alla mia età, la maggior parte delle persone non leggono senza occhiali. Se faccio il laser miglioro un occhio ma dovrò usare gli occhiali mentre adesso, in pratica, con un occhio vedo bene da lontano e con l'altro da vicino, e me la cavo, nel complesso, meglio. E' un'anomalia ma, in fondo, è quasi meglio così. Anche avere un occhio debolissimo è meglio così?  
Per un po' la cosa mi convince, forse perché fa comodo: ti senti rassicurata dal parere di un esperto, non occorre organizzare un intervento, spendere soldi ecc. ecc. Ma, nel frattempo avevo anche usato l'impegnativa del medico per un ulteriore consulto: un centro di esperti in chirurgia refrattiva in Trentino. Anche lì la prenotazione della visita mutualistica ha preceduto la visita di oltre sei mesi. Ma almeno ora ho anche l'opinione di quest'ultimo esperto, a cui ho raccontato pure i verdetti precedenti. Lo ha sorpreso soprattutto l'ultima consulenza: come è possibile che incoraggino a non curare o migliorare una situazione anomala? "Ma chi può averle detto una cosa del genere?" L'ultimo specialista mi ha incoraggiato a praticare l'intervento perché il recupero della vista ad un occhio può essere notevolissimo. A questo punto vien da chiedersi come mai ci siano opinioni così diverse. 
Sono arrivata a una mia conclusione: i medici italiani fanno di tutto per non far spendere soldi al sistema sanitario. Ho sentito addirittura, e me lo ha detto un medico dell'AVIS, dove dono sangue, che se i medici incoraggiano il paziente a ricorrere a cure "che può evitare", rischiano sanzioni o punizioni. Il servizio sanitario italiano fa di tutto per non spendere, anche quando le cure non sono assurde o inutili o sprecate. A questo punto, a mia conferma, vengono in mente i vari programmi di Report o Presa Diretta che, ormai da un bel po', trattano l'argomento. Ma trovarsi dinanzi a una faccenda personale, in cui si concretizzano queste opinioni e ipotesi, è un'altra cosa. Al medico del Trentino forse era più facile esprimersi liberamente: non sono residente in Trentino e quindi, in ogni caso, la mia situazione non implicherebbe spese per quella regione. Aggiungo che mi ha suggerito di sottopormi al laser in una terza regione. Che strano! Perché non mi ha detto di farmi operare in Veneto? Esistono dei buoni centri laser in Veneto. A loro volta, i due medici veneti hanno cercato l'uno di propormi un intervento in cui i dati erano confusi in modo tale che lo avrei pagato anche se ho i requisiti per chiederlo alla mutua, l'altro, addirittura, ha scoraggiato una simile spesa, che sembra, invece, del tutto sensata e opportuna. Il costo di un intervento a un solo occhio con laser può essere di 1000, 1500, 2000 euro. Non è come comprarsi qualche antibiotico. La sanità italiana sembra ormai fare di tutto per evitare spese consistenti. La cosa è seria. Io potrei vivere con un occhio debole. Nel complesso ci vedo lo stesso. Ho sentito di peggio in giro: ci sono medici che devono scegliere a chi offrire cure per sopravvivere, medici che sono costretti a decidere di riservare costose cure antitumorali a certi pazienti ed escluderne altri. Addirittura, devono nascondere, perché sarebbe l'ammissione di un fallimento, che certi farmaci si possono trovare anche all'estero, spesso a poco prezzo, così i pazienti potrebbero procurarseli di tasca propria. E' una situazione inquietante. Forse la cosa migliore da fare è informarsi moltissimo, conoscere responsi diversi, conoscere anche i propri diritti, e pretendere ciò che ci spetta, aldilà anche delle resistenze o delle parole velate dei medici stessi. 

Niente internet nella stazione di Verona. 

7/20/2016

 
Mi trovo nella stazione ferroviaria di Verona e vorrei usare il tablet. Ma non c'è wifi. Me lo confermano in biglietteria e presso una postazione di Italotreno. Per foturna ho la mia chiavetta internet. Davvero strano, comunque. Verona è una città importante, famosa non solo in Italia ma in tutto il mondo. E' frequentata da un grandissimo numero di turisti italiani e stranieri. La stazione è un collegamento fondamentale per la regione, il paese intero e per gli snodi internazionali, essendoci collegamenti con l'Austria e la Germania. E' frequentata anche da treni austriaci, svizzeri e francesi.
E non c'è wifi? Mi sembra un'assurdità. 
Frequento la Lombardia quotidianamente da un paio d'anni e posso usare il wifi anche nella maggior parte delle piccole stazioncine sconosciute ai più. 
E se ci lamentassimo in tanti? Mi sono procurata un foglio di reclamo in biglietteria. Ma ovviamente si può protestare anche nel sito di Trenitalia. Penso che se tanti, tantissimi lo facessero, la direzione forse considererebbe la possibilità di installare internet. 
  

July 20th, 2016

7/19/2016

 

Solo emigranti politici e emigranti economici?

7/19/2016

 
Questo è il decimo articolo della Costituzione italiana e interessa gli stranieri che chiedono il permesso di risiedere nel nostro paese: 

Art. 10
L'ordinamento giuridico italiano si conforma alle norme del diritto internazionale generalmente riconosciute.
La condizione giuridica dello straniero è regolata dalla legge in conformità delle norme e dei trattati internazionali.
Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l'effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d'asilo nel territorio della Repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge.
Non è ammessa l'estradizione dello straniero per reati politici


Se lo si legge non si capisce bene perché si parli così tanto solo di emigranti economici, che non avrebbero il diritto di chiedere il permesso di risiedere nel nostro paese, e emigranti politici, che avrebbero il diritto d'asilo perché vengono da paesi in guerra. Questa è la distinzione che si propone continuamente nei dibattiti politici. Chi viene da paesi in guerra, dicono, ha il diritto di rimanere, gli altri no.
Non è così, ma neanche alla lontana. Se si legge l'articolo 10, coloro che avrebbero il diritto d'asilo sarebbero molti di più: allo straniero cui non vengono riconosciute le libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, deve essere garantito il permesso di risiedere nel nostro paese. Non sono solo gli afghani, gli eritrei, i siriani, dunque, ma molti di più. Anche i turchi, cui la libertà di espressione è negata o molto limitata, o addirittura i cinesi che non conoscono una vera democrazia visto che c'è solo il partito unico, o gli egiziani, col governo che si ritrovano, o molti governi africani che hanno leader potenti, corrotti, violenti o criminali, o gli indiani, che hanno ancora un sistema basato sulle caste che impedisce vera uguaglianza ai cittadini, o tutti quei paesi in cui le donne non hanno gli stessi diritti degli uomini, anche solo il diritto di divorziare, riconosciuto ai soli uomini (e solo così includiamo più o meno tutti i paesi musulmani). In teoria, se una donna è, per esempio, costretta a sposarsi contro la sua volontà, potrebbe chiedere asilo in Italia. Questa è la nostra Costituzione.  

Il razzismo dei poliziotti americani

7/7/2016

 
Sono scene davvero terribili, quelle di questi due video di Repubblica "Minnesota: afroamericano ucciso da poliziotto, la compagna filma la scena" e "Louisiana: afroamericano ucciso dalla polizia, il nuovo video": 

http://www.repubblica.it/esteri/2016/07/07/news/minnesota_un_altro_afroamericano_ucciso_dalla_polizia-143589168/?ref=HREC1-2

Anche questi fatti sono legati al problema dell'eccesso di armi. E' razzismo, innanzitutto, ovviamente, e lo si è visto in moltissimi casi. Ma anche l'assurda diffusione delle armi, contro cui Obama si è battuto inutilmente, aumenta questi omicidi, più che voluti, di persone di colore da parte dei poliziotti americani. Non si tratta, semplicemente, di presunto rischio di essere attaccati da una persona potenzialmente armata. C'è di peggio. 
Un film me lo ha fatto capire bene: "Stella Solitaria", del regista John Sayles.
E' fiction, ovviamente, ma ricorre un particolare eloquente: uno sceriffo razzista, che lavora in una cittadina al confine col Messico, non si tira indietro dall'uccidere neri e latinos senza motivo. Anche in presenza di altri. Come può dare una qualche giustificazione ai suoi omicidi? Grazie alla sua autorità, chiede alla persona fermata di fargli vedere se ha armi e regolare porto d'armi. Ma appena la persona tocca l'arma per mostrargliela, viene intenzionalmente ucciso dallo sceriffo. Naturalmente può dire che la persona stava prendendo un'arma per attaccarlo. In realtà lo sceriffo stesso crea queste situazioni. Questa questione delle armi in America può veramente coprire tantissimi omicidi per pseudo-difesa. Quei video di oggi, e molti simili, purtroppo, ricordano molto lo sceriffo assassino di "Stella solitaria": situazioni costruite dalla polizia per uccidere senza motivo. 
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    Roberta Barazza
     
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