Roberta Barazza
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ISPI di Milano - Istituto di Studi sulla Politica Internazionale

1/30/2017

 
All'ISPI di Milano, www.ispionline.it, ho frequentato una serie di weekend di studio dedicati alla Comunità Europea nei suoi aspetti storici, sociali, politici ed economici. Molto interessanti: professori, nel complesso, molto preparati (dico nel complesso perché le lezioni di un paio di loro mi sembravano, invece, molto banali e annacquate: forse non avevano voglia di preparare la lezione).
Fin dall'inizio, però, ho avuto l'impressione di un ambiente un bel po' diverso dalle università che ho frequentato, quelle italiane, almeno. Gli ambienti accademici sono spesso critici nei confronti delle istituzioni e disposti a metter in discussione potere e abitudini sociali accettate dai più. All'ISPI, fin dall'inizio, si aveva l'impressione di un ambiente che difendeva le istituzioni dall'alto. Sembrava rappresentare i poteri forti, insomma, della politica, della finanza, delle istituzioni. Nonostante ciò, ho trovato i corsi molto interessanti. Un ambiente a volte un po' antipatico: ricordo certe battutine taglienti dei docenti.
Mi piace però citare alcune frasi un po' sorprendenti di alcuni docenti, accademici nelle università italiane che lavoravano anche nelle istituzioni politiche europee, che mi hanno colpito e che ho trovato decisamente discutibili: 

"... perché, in fondo, parliamoci chiaro, questa famosa crisi, a noi, ci ha fatto perdere, al massimo, una pizza con gli amici ogni tanto."
Al che mi sono venuti in menti i suicidi di imprenditori che si sono trovati sul lastrico da un momento all'altro, anche grazie a banche che sono sulla cronaca ogni giorno. O la percentuale di disoccupazione giovanile che è tra le più alte d'Europa. Ho pensato, francamente: "Ma questi dove vivono? Non ne hanno mai sentito parlare?" 
Altro discorsetto famoso: " ... se proprio non volete credere al pacifismo della politica estera statunitense ..." che faceva chiaramente capire che il parlante, invece, ci credeva.
Col senno di poi vien quasi da ridere, pensando a Trump e al suo atteggiamento tanto gentile verso stranieri, messicani ed emigranti. Ma non occorre disturbare Trump: basterebbe pensare alla politica di Bush, a Guantanamo, alle presunte armi di distruzione di massa, all'intervento in Libia, o al diritto di veto con cui, in sede ONU, gli USA non hanno mai permesso nessuna condanna dei crimini di Israele verso i palestinesi. Persino Obama lo ha finalmente riconosciuto, pur con enorme ritardo.   

Un altro discorso mi ha colpito: un docente parla della possibilità che Israele entri nella Comunità Europea. Di per se' non sarebbe da escludere, ma prima dovrebbe cambiare in maniera radicale la sua politica che, si potrebbe definire, criminale e da apartheid nei confronti dei palestinesi. Anche Obama l'ha capito. In un intervento faccio notare questo al docente che assume un atteggiamento, verso di me, un po' arrogante e critico, come se avessi detto una cosa grave. 
Insomma, non proprio sessantottini, all'ISPI. Infatti, tra gli ospiti famosi che possono vantare, ci sono i leader politici ai massimi vertici delle istituzioni politiche italiane e straniere, compresi presidenti americani o leader europei. Ambiente molto interessante, insomma, ma un po' diverso dagli ambienti accademici che avevo precedentemente frequentato.  

Bonus premiale docenti

1/25/2017

 
Strana la definizione del 'bonus premiale' per i docenti delle scuole primarie e secondarie. Perché non lo chiamano col suo nome, e cioè compenso per ore in più svolte nelle scuole? Non hanno torto certi insegnanti a rifiutarlo, come hanno fatto in varie scuole. 
Questo bonus non è il bonus di 500 euro che tutti gli insegnanti in ruolo ricevono per spendere in formazione. Il 'bonus premiale' è un compenso che alcuni insegnanti ricevono perché fanno ore in più, per esempio nelle attività funzionali o nella collaborazione con i dirigenti o ore in più di docenza. Giustamente devono essere pagati. E lo sono con questo bonus. Che però, secondo me, non c'entra niente col merito: non è un premio, è semplicemente, e giustamente, il compenso per ore in più dedicate alla scuola. Un premio implica il riconoscimento di un qualche valore superiore alla norma. E questo, addirittura, potrebbe implicare il contrario di ciò che prevede il bonus premiale, cioè, per esempio, corsi di formazione di alto livello che comportano assenze e meno ore di insegnamento nelle scuole, o partecipazione a eventi di alto livello, come convegni o studi universitari, o lavoro nelle università, ecc. Tutto questo significa più alta qualificazione, ma anche meno presenza a scuola. Un docente che fa questo non riceve il bonus perché fa meno lavoro nelle scuole ma ha un livello di conoscenza e impegno superiore. Questo implicherebbe un premio per la più alta qualificazione del docente. Nelle scuole, dovrebbero usare termini più appropriati. Nelle scuole o nei ministeri che le dirigono: è stato il MIUR della ministra Giannini  a inventare questa definizione. 

Cercasi commissari esame di stato 2016 al Marelli-Dudovich di Milano

1/17/2017

 
Chissà se sono fortunata e se questo messaggio del mio blog lo leggono le persone giuste. Faccio un appello: 

Vorrei invitare i commissari interni ed esterni dell'esame di stato 2016 presso la scuola di Milano Marelli-Dudovich, via Livigno 11, a contattarmi al
rbarazza@live.com 
Il motivo è che molti commissari di maturità presso quella scuola non hanno ricevuto il compenso per l'esame di stato. Io ero commissario esterno di inglese, anzi vice-presidente di commissione. La scuola dice che è colpa del ministero che non sblocca i finanziamenti. Il ministero, o almeno un suo rappresentante che ho contattato a Roma, dice che la responsabilità è della scuola, che non ha richiesto in modo opportuno i soldi. Ma neanche il ministero specifica quando saremo pagati. Il Marelli-Dudovich ripete che il pagamento arriva 'il prossimo mese', ma è da luglio che aspettiamo il prossimo mese giusto. Neanche nel cedolino di gennaio vi è il compenso. Se si ricevono informazioni attendibili circa il pagamento, si è disposti ad aspettare ma, visto che nessuno ci garantisce se saremo pagati e quando, credo sia opportuna un'azione legale. Se la denuncia è collettiva, è tutto più semplice e il sindacato ha detto di poter mettere a disposizione un avvocato. Per questo mi piacerebbe ricevere contatti da colleghi che si trovano in questa stessa situazione. 
Roberta Barazza 
rbarazza@live.com 

Ricerca e povertà

1/2/2017

 
Tra Canada e Stati Uniti, in queste vacanze di Natale, ho visto moltissimi poveri. Negli USA, guarda caso, sono soprattutto persone di colore. Un uomo di colore, incontrato a Washington, mi ha detto che non ama stare nella capitale, preferisce New York, dove c'è molto meno razzismo. Molti benpensanti amano, o trovano comodo, pensare che il più dipenda da loro, dalle scelte individuali, dai fallimenti personali dei poveri. Ma è davvero ingenuo, o opportunista, pensarlo. Fa solo comodo.
Ho letto di un esperimento scientifico svolto proprio a New York: un'università voleva studiare gli effetti dei cambiamenti della personalità e delle abitudini di una persona che passa da estrema povertà a una vita normale. Hanno scelto un clochard di mezza età, gli hanno dato un lavoro semplice come custode di un edificio. Ha potuto affittare un piccolo appartamento, permettersi piccoli 'lussi'. Che sia cambiata molto la sua vita? Ovviamente, moltissimo! Questi sì, sono soldi spesi bene per la ricerca. A volte gli accademici blaterano tanto di ricerca. Ma risolvere i problemi concreti della gente, questi sì sono esperiementi scientifici interessanti, e di grandissimo valore.  
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    Roberta Barazza
     
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